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Le scarpe dal mezzo tacco

 

Sono già passati due anni da quando sono venuta qui nella Centro Integrato Anziani di Granarolo.

Una decisione che ho preso da sola visto l'età che ho, 90 anni.

Incominciavo ad avere bisogno degli altri. Non è che io sia malmessa, cammino ancora con le mie gambe, facendo qualche onda in qua e in là.

Adesso vorrei parlare di qualche cosa d'altro, sono l'ottava di nove figli, 7 femmine e 2 maschi. Ho fatto sempre la contadina.

Un lavoro duro: ho pascolato mucche, pecore su per i boschi e quando gli animali si lasciavano dentro la stalla, io andavo a zappare la terra dura dei campi e facevo tante altre cose che non sto ad elencare perchè sono troppe.

Avevo però un problema, mangiavo pochissimo, non avevo appetito, allora mia mamma era preoccupata e mi diceva: senti quella gallina che canta? Ha appena fatto l'uovo.

Vallo a bere che ti tira un pò su.

Allora io obbedivo perchè a quei tempi funzionava così.

Se mia mamma avesse saputo che schifo mi faceva bere quell'uovo! Pensare a dove era passato per uscire fuori!

Poi per noi le uova erano soldi: compravamo l'olio, il sale e lo zucchero, perchè, essendo contadini, le altre cose le avevamo già.

Le mie sorelle più grandi di me erano andate a Bologna a fare le donne di servizio.

Quando venivano a casa a trovarci arrivavano tutte pimpanti, con dei bei vestitini fiorati e le scarpe con il mezzo tacco, avevano preso proprio delle cittadine.

Io pensavo: si vede che lontano da casa non staranno male e sarebbe piaciuto anche a me provarci.

Avevo già quasi 16 anni. Il lavoro arrivò anche prima del previsto, si era liberato un posto dal figlio della signora presso la quale prestava servizio mia sorella, allora lei mi scrisse per chiedermi se volevo provare a fare questa esperienza. Sempre lei mi venne a prendere alla corriera a Bolognae mi accompagnò da questi signori.

Erano marito e moglie e mi accolsero con molta gentilezza.

Conoscendo molto bene mia sorella andavano sul sicuro, perchè lei lavorava dalla mamma di lui da anni.

Dunque mia sorella se ne andò e mi lasciò al mio lavoro.

La prima cosa che fece la signora fu farmi cambiare i vestiti con le cose che dovevo usare in quella casa.

Mi ritrovai che non mi riconoscevo più, sopra i miei indumenti intimi mi misero un vestitino nero con il colletto bianco, i polsini anche bianchi e, per finire, una cresta sulla testa.

La signora mi disse: Iride vai a vedere il tuo nuovo abbigliamento se ti piace!!!

Con un filo di voce risposi solo di si perchè avevo il magone. E poi mi mandò vestita così a prendere la frutta in un negozio sotto casa.

Io mi vergognavo perchè tutti mi guardavano! Forse non ero brutta, ma per me ero ridicola e fu così che incominciò il mio lavoro.

 

Non era una cosa da poco, incominciando dal mattino a preparare la colazione e poi riordinava la cucina, dopo passare alla camera dei padroni, rifare il letto e le pulizie.

Dalla prima mattina che incominciai mi capitò una cosa un po' strana, trovavo dei soldini in qua e in la sul pavimento. Io pensavo: ma che abbiano le tasche rotte? Io raccoglievo questi soldi e li mettevo sul comò.

Ad un certo punto il mio cervello ha incominciato a svegliarsi e pensai: ma che lo facciano di proposito? Non ci volevo credere, presi una decisione, andai dalla signora e le dissi che io trovavo sempre dei soldi per terra che li raccoglievo e li mettevo sul comò, forse le dissi: ci potrebbe essere una tasca rotta?

Hai ragione Iride, potrebbe essere proprio così, mi rispose la signora.

Non ho più visto un soldo sul pavimento. Mi sono sentita umiliata ed ho pensato che in quel posto non ci avrei messo le radici.

Il tempo di comprare un paio di scarpe dal mezzo tacco, che avevo già visto nella vetrina di un negozio, poi sarei tornata a casa dalla mia famiglia, povera ma onesta!!!

A presto.

 

 

Racconto di Iride Bernabei, Centro integrato anziani di Granarolo dell’Emilia

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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