La filastrocca del Ziribecco

Raccontava la mia nonna
dalla lunga nera gonna
una storia da paura
che ricordo bene ancora.

Cominciò c’era una volta
una vecchia zucca e stolta
che il parente fa gridare
perché a letto tarda andare:
“Troppa legna tu mi sciupi
stando sveglia in tempi lupi!”
Ma la vecchia par non senta
e continua calza tanta.
Una brutta nottenera
dal camino voce scura:
“Sono io, son Ziribecco
con artigli, zampe e becco!”
Sul mattone con un tonfo
scende occhio tutto gonfio,
poi con sordo cupo suono
altra parte di semiuomo.
Piano piano dal camino
fanno i pezzi capolino
e dopo artigli zampe e becco
giace sciolto Ziribecco.
Tra i brandelli s'ode gemito
dalla cappa scende alito:
prima un pezzo, un altro ancora
ricomposta è creatura.
Sta la vecchia sullo scranno
osservando con affanno
poi con fare strabiliante
per le scale fila aitante,
con un balzo che par volo
nel giaciglio e sù il lenzuolo!
E fu tanta la paura
affiorata in notte scura
che dal giorno di quel fatto
con galline andò a letto.

Alla gonna lunganera
s’aggrappò la mia paura.
Quella sera non tardai
nelle coltri rifugiai:
da paura, da sue schegge
il lettone ben protegge.

Il ricordo,  messo in forma di filastrocca, di una storia che raccontavano le nonne a chi faceva i capricci per coricarsi.

Inviato da Adriano Frazzoni