salta ai contenuti
 

Un portico colmo di fieno

Sono già due anni che vivo in questo Centro, ho scritto parecchi racconti, alcuni sono già pubblicati su Internet, sito Cerca nel Cassetto.

Mi chiamo Iride. Ieri la Barbara – direttrice di questa Casa – mi ha chiesto se volevo scrivere un altro racconto, io lo faccio volentieri, perchè mi piace scrivere, anche se non lo faccio bene perchè sono nata in un paesino dove c'era solo la scuola fino alla terza elementare. La mia istruzione è tutta li.

Poi devo raccontare solo delle cose molto tristi avendo vissuto la guerra con la mia famiglia.

Due dei miei fratelli: il più giovane di 20 anni e il più grande di tre anni in più, li hanno mandati, il primo di 20 in Grecia dove già si combatteva e non è più tornato a casa.

Meglio che non ne parli perchè ho già scritto un racconto, altrimenti la mia pressione sale a 200.

Però ce l'ho sempre nel mio cuore e non mi abbandona mai.

Il più grande lo spedirono anche lui in Albania.

Quando ci fu l'armistizio, ci fu un grande sbandamento.

I soldati non sapevano più cosa fare, quelli che ce la fecero, scapparono.

Mio fratello Mario, il più grande, assieme a 3 o 4 compagni si procurarono una barchetta e riuscirono a raggiungere Bari.

Lì la storia si complicò ancora di più. Per riuscire a prendere il treno, che era pieno di tedeschi, mio fratello mi raccontò che andarono a bussare alle porte dei contadini che li aiutarono dandogli dei vestiti vecchi.

Poi li fecero cambiare e bruciarono le divise da militare che indossavano.

Così cambiati tornarono alla stazione ed anche li trovarono delle persone buone che li aiutarono.

Li fecero salire sui carri del bestiame oppure dove c'erano i bagagli.

Finalmente arrivò a casa, ma i problemi non erano finiti. Avevamo i tedeschi in casa, erano li da sei mesi, perchè eravamo in prima linea e ancora non avevano avuto l'ordine di ritirarsi.

La notte che arrivò mio fratello, il babbo assieme a lui fece un cunicolo sotto il fieno che avevamo nell'aia sotto un grande portico.

Avevamo messo dei bastoni in maniera che il fieno non gli crollasse addosso e avevamo fatto una piccola apertura, dalla parte vicino ad un pilastro dove potesse entrare l'aria per permettergli di respirare e perchè potesse vedere un po' di luce.

La parte da dove Mario entrava veniva invece richiusa con il fieno.

Quando gli portavamo da mangiare spostavamo il fieno, poi rimettevamo tutto a posto.

Lui poteva respirare abbastanza bene, il portico aveva solo dei pilastri che lo tenevano su, ma non dei muri. Il giorno dopo il suo arrivo, successe una cosa che non ci aspettavamo: arrivarono dei tedeschi con due slitte tirate dai cavalli.

Avevano con loro dei forconi da far paura, andarono sotto il portico e prendevano su dei mucchi di fieno.

Roba da non credere, non vi dico la nostra paura! Trattenevamo il fiato, poi finalmente andarono via.

Mio padre disse: Tutto da rifare!

Mio fratello uscì da quella tana, lo rifornimmo di cibo, calzini di lana e un paio di scarpe buone, non sfondate.

Mario ripartì col suo fagotto in spalla, per fortuna che i tedeschi di notte dormivano e noi sapevamo dove erano i partigiani.

La fortuna volle che partisse subito quella notte, perchè il giorno dopo, i tedeschi tornarono con le slitte a raccogliere ancora fieno, fino a quando non fu finito.

Finalmente i tedeschi partirono e noi iniziammo a radunare le cose che potevamo usare ancora.

Prima cosa le lenzuola che avevano usato per tappezzare le camere dove dormivano. Avremmo voluto e dovuto bruciarle con un bel falò quelle lenzuola!

Invece io con mia mamma e le mie sorelle, siamo andate nel fosso vicino a a casa e le abbiamo dovute bruscare ben bene e riusarle, perchè non avevamo i soldi per comprarne delle altre.

Era tutto da ricostruire, perchè i tedeschi si erano nutriti con la nostra roba, perfino gli animali si erano mangiati.

Ma non avevano potuto toglierci la voglia di ricominciare, così pian piano, iniziando proprio dalle lenzuola, abbiamo rimesso in piedi la nostra casa, abbiamo ricominciato a fare un po' di orto, a tenere qualche gallina.

C'era molta solidarietà in quel periodo, infatti quando si ha poco, si capiscono di più i problemi degli altri, perchè sono come i nostri.

Chi aveva tre galline ne dava una a chi non ne aveva in cambio di un'altra cosa e così via.

I bambini erano tornati liberi di giocare, anche con poco, ma si sa che loro si divertono veramente anche solo con una bambola fatta di pezza!

Poi finalmente sono arrivati i nostri ragazzi partigiani, quelli che si sonosalvati: mio fratello Mario ed Ivo che era il mio fidanzato.

Mio fratello Amedeo non ce l'ha fatta: è rimasto a Cefalonia in Grecia.

Almeno adesso sappiamo che riposa dentro un Sacrario con tante migliaia di ragazzi come lui!

 

 

Racconto di Iride Bernabei, 14 dicembre 2015

Centro integrato anziani di Granarolo dell’Emilia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Chiunque ritenga di poter rivendicare diritti su fotografie o altro materiale contenuto nel sito e non ha dato autorizzazione alla pubblicazione, è pregato di segnalarlo tramite e-mail all'indirizzo cercanelcassetto@cittametropolitana.bo.it o di contattarci telefonicamente (051 6598716 – 051 6598460) in modo che siano prese le opportune misure.

I materiali pubblicati sul sito sono disponibili per la condivisione sul web; tuttavia, l’utilizzatore dovrà citare la fonte e l’eventuale detentore dei diritti e, qualora volesse modificare il contenuto o utilizzarlo per scopi diversi da quelli del progetto, dovrà chiederne preventivamente l’autorizzazione a cercanelcassetto@cittametropolitana.bo.it.

Privacy e condizioni

 
torna ai contenuti torna all'inizio