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Al mi viaz ed noz

Mi chiamo Vanda, da ragazza abitavo con i miei genitori a Mascarino. Conobbi mio marito nel 1940. In quel periodo c’era ancora la guerra e noi, come tanti, avevamo i tedeschi in casa. Siamo stati fortunati perché per loro, casa nostra, era come un “albergo” dove mangiare e dormire. Debbo dire che si sono sempre comportati abbastanza bene con noi, senza sgarberie, era solo la loro presenza costante che ci ha fatto vivere per tutto quel periodo sempre sul chi va là! 

Raccontare un viaggio per me vuol dire tornare indietro nel tempo fino a quell’epoca quando io conobbi il mio futuro sposo. Decidemmo presto di sposarci. Ci volevamo proprio bene. Mio marito era nativo di San Giorgio di Piano e quindi dopo il matrimonio io mi sarei dovuta trasferire a casa della sua famiglia. La cosa buona di quel periodo è che la nostra famiglia tutto sommato è stata fortunata, abbiamo vissuto bene rispetto ad altri, senza soffrire molto del periodo triste e con tanta miseria che molti invece hanno passato. Eravamo contadini si, ma stavamo bene.

Posso dire che, quel fatidico giorno, lo ricordo ancora come se fosse passato pochissimo tempo, invezi ragazu (invece ragazzi), sono passati la bellezza di settantacinque anni. Quel giorno mi sono vestiva col mio abito da sposa per me splendido, ma se lo racconto adesso forse sorriderete un pò: era di colore nero, lunghette, portavo un velo sempre nero che mi copriva la testa.

Vedete, pur se sembra strano, spesso le spose all’epoca vestivano così !
Portavo un gabarden di color azzurro sbiavdo (chiaro), ed era questo l’unico capo di colore chiaro che indossavo.

Finita la cerimonia in chiesa, siamo tornati verso casa mentre un mio cugino andava in avanscoperta per controllare cosa stavano facendo i tedeschi. Era un momento perfetto per non averli attorno, stavano preparandosi da mangiare e così noi abbiamo potuto pranzare in cucina con tutti i miei parenti che erano venuti al mio matrimonio.

E’ stato bello, semplice ma bello. In fondo le cose semplici sono sempre quelle che riescono meglio!

A fine pranzo ho salutato tutti con tanta commozione. I genitori sono i più duri da lasciare, insomma avevo poi solo venti anni e così, per farmi passare la malinconia della partenza, mi ripetevo continuamente: “Vanda dai, et ve po’ a San Zorz megga in America (vai poi a San Giorgio mica in America)!

I miei genitori ci avevano fatto una bella sorpresa: avevano prenotato una Balilla da un signore del paese che faceva dei servizi al bisogno così, mentre i tedeschi erano ancora indaffarati a mangiare, noi ci siamo apprestati in fretta a partire.
In quel periodo, se vogliamo fare un paragone, la Balilla era un macchinone da ricconi, cumpagna la Ferrari adesa. Anc parchè al machin a cal temp a iran dabon pochi…. (come la Ferrari oggi. Anche perché le macchine, a quel tempo, erano davvero poche). Insomma si vedevano più camionette dei tedeschi o dei fascisti che automobili di privati.

Lasciavo il mio paesino dove ero nata e vissuta, ma l’amore è già di per se un bel viaggio da fare ed io avevo trovato l’uomo giusto con cui vivere. Con lui ero felice e anche l’età vuol dire tanto sapete. C’è quella gran voglia di vivere, che ti fa sentire un po’ meno le paure che hai. Avevamo con noi un bagaglio leggero, solo la mia dote perché avrei trovato tutto nella mia nuova casa. Nonostante le mille raccomandazioni dei miei genitori e la loro benedizione, cominciò ad assalirmi il timore del viaggio.

Adesso durerà una mezz’oretta: ci sono le strade asfaltate, ma a quei tempi a ira ancoura la “giarleina” (ghiaina) e poi c’era “LEI”, la guerra e quindi i pericoli erano tanti. Avevamo paura sapete! Anche di un viaggio corto come quello!
Ci poteva essere un posto di blocco, dei bombardamenti, ma sembrava proprio che il nostro Signore ci avesse benedetto la strada che dovevamo percorrere. Siamo stati fortunati e siamo arrivati senza trovare nessun intoppo. Era il tardo pomeriggio. Nella mia nuova casa ci aspettavano i parenti di mio marito con i suoi genitori. Qui c’è stata la conclusione della mia lunga giornata di nozze con un secondo pranzo con la mia nuova famiglia e tutte le paure sono svanite nel nulla!

 


Racconto di Vanda Lambertini
Casa Protetta di Granarolo dell'Emilia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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