salta ai contenuti
 

Le scuole di Lovoleto

Mi ricordo quel tempo, non avevo ancora compiuto gli anni, io li compio il 4 novembre.
Sono nato nel 1926 e nel 1932 ho iniziato la prima elementare. In quell’epoca c’erano già le scuole nuove di Lovoleto, datate epoca del fascismo.
Forse, datiamo le vecchie scuole di Lovoleto al secolo XIX.
A fianco delle scuole elementari di Via delle Scuole c’era lo stabile delle vecchissime scuole. La siepe di separazione divideva la vecchia e la nuova scuola.
La famiglia Roncarati, erano i contadini del fondo della Curia. Antonietta Roncarati sposata in Mandrioli frequentò, insieme ai famigliari, comprese le sorelle, le vecchie scuole di Lovoleto. Ora la scuola vecchia è una abitazione privata. Qui, forse esistono solo i vetusti muri e la pendenza del tetto a due acque. Testimonianza di una epoca passata. Quasi dimenticata. Testimoniata solo nei libri della storia locale e nella mente dei più anziani. Costoro, ora si chiamano i grandi anziani.
Le scuole di Lovoleto (l’attuale edificio, ora Bed & breakfast) avevano cinque classi, erano il centro d’istruzione per un ciclo completo di scuola. Per problemi di contenimento e logistici, circa 75 scolaretti, si facevano due turni; uno al mattino dalle ore 8 alle 12 e l’altro dalle 13 alle 17. Il turno del mattino copriva la terza, quarta e quinta classe. Tutte erano classi distinte. L’edificio conteneva tre aule grandi, che permetteva il ciclo istruttivo pieno.
La bidella, signora Lena Matteuzzi, abitava dentro la scuola.
Quando, però, nello stabile della scuola s’insediò la maestra Montanari Olga, maritata in Zamboni Moretto, la bidella andò a vivere a Case Turchine. La famiglia della bidella viveva già l‘abitato delle Case Turchine, prossime alla golena del torrente Savena .
Il riscaldamento nella scuola era a legna.
I ragazzini più birichini erano spesso in punizione e facevano il taglio dei “Fassi di legna o fascetti di legna”. Io e Gigi Bedosti eravamo anche birbanti e il compito della legna era già fisso, già a noi assegnato, per tutti gli anni della frequenza.
Era necessario alimentare le tre stufe di terracotta con la legna preparata. Noi discoli tagliavamo la legna e la bidella infornava la grande costruzione in terracotta, a più elementi, uno sull’altro.
Mi ricordo, anche ora, che sono passati circa ottant’anni, di non avere mai cambiato banco e insegnante. Sono grandi punti di riferimento. Essere scolarizzati era, a quel tempo, una grande conquista. I genitori andavano fieri delle cinque classi frequentate dai loro figli, anche se poi il destino erano i campi. Però “dare di conto” era una sicurezza, una vittoria.
Io ero molto svelto a scuola, oltre che essere birichino.
Mi piacevano tanto i conti. Le moltiplicazioni.
Come ero bravo. Bravissimo.
Io sapevo le tabelline, a menadito, la maestra diceva “ Gamberini, stai zitto, lascia contare ai tuoi compagni”.
Quando c’era la lezione di canto la maestra mi diceva “Vittorio Gamberini, non cantare perché sei stonato.”
A Lovoleto, il ciclo delle cinque classi, raccoglieva, gli studenti del Trappanino e di altre borgate che si fermavano solo alla terza classe. Di conseguenza, chi non proseguiva finiva il suo ciclo formativo nelle scuole della sua borgata. I ragazzi andavano a scuola a piedi, saltellavano. Il pacco dei libri era striminzito, leggero, erano legati con un laccio. La merenda era un fagotto con il pane e qualche prelibatezza prodotta in casa, dalla nonna o dalla mamma. Le famiglie erano numerose e a turno le “arzdoure” preparavano i pasti.
Adesso ho smesso i “traghetti” corti. Che freddo in inverno. Le ginocchia diventavano rosse e poi bianche e poi rosse di nuovo.
I più anziani della famiglia mi dicevano: “Forza ragazzi, andate a imparare, le aste, le righine e poi i numeri, poi le vocali e le consonanti”.
Poi, decantavano le loro frasi epocali. Le loro riflessioni che erano saggezza e sapienza.
Io sorridevo quando la nonna diceva che “Chi ha la salute è ricco e non lo sa. Chi non perde mai la salute, mai capisce il suo valore”.
Ora io, credo di avere l’età della nonna, e condivido appieno la sua frase. Adesso si che lo dico. Ora ne conosco il valore.
Il valore della affermazione, il valore della salute.

 

 

Racconto di Vittorio Gamberoni, Granarolo dell’Emilia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Chiunque ritenga di poter rivendicare diritti su fotografie o altro materiale contenuto nel sito e non ha dato autorizzazione alla pubblicazione, è pregato di segnalarlo tramite e-mail all'indirizzo cercanelcassetto@cittametropolitana.bo.it o di contattarci telefonicamente (051 6598716 – 051 6598460) in modo che siano prese le opportune misure.

I materiali pubblicati sul sito sono disponibili per la condivisione sul web; tuttavia, l’utilizzatore dovrà citare la fonte e l’eventuale detentore dei diritti e, qualora volesse modificare il contenuto o utilizzarlo per scopi diversi da quelli del progetto, dovrà chiederne preventivamente l’autorizzazione a cercanelcassetto@cittametropolitana.bo.it.

Privacy e condizioni

 
torna ai contenuti torna all'inizio