Un ricordo di gioventù

Erano gli anni’50. Avevo poco meno di vent’anni e… tanta energia!

Andavo spesso a trovare un amico, Giovanni, che abitava a Chieri (Torino).
Piccolo paese, ma di grande storia. Si racconta che, Federico Barbarossa la devastò e rase al suolo. Quando tornò dentro a quello che rimaneva della cittadina disse: “Non sei più chi eri!”. Da quel giorno il paese si chiamò Chieri!
Bando alle ciance, la mia giovinezza e spensieratezza mi portava laggiù perché avevo conosciuto Clara. Un fidanzamento che è stato breve. Giovanni era un amico, ma… come si può dire… andavo da lui, ma in verità era per lo più per vedere Clara. Il treno era sempre stracolmo di persone, un tratto molto trafficato. Ricordo bene quante volte facevo le ultime stazioni fuori dal treno aggrappato alla maniglia. Beata gioventù!
Ma la lontananza affievolì questo rapporto e mi rimangono questi ricordi di uno spensierato ragazzo appeso ad una maniglia di un treno, con l’aria in faccia che raggiungeva una piccola ragazza dai contorni ormai sbiaditi. Certamente sbiaditi perché a Bologna, mi sono poi sposato con Giuseppina con la quale ho avuto due figli: Maurizio e Francesco. Ora Giuseppina non c’è più, ha raggiunto la casa del Padre.

 

Racconto di Gaetano Francesco Libri
Casa protetta di Granarolo dell’Emilia