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La Principessa del macero

La Luna è fantastica.

Stanotte è talmente grande che la campagna sembra illuminata a giorno.  

“E il momento giusto per andare a prendere un ranocchio” pensa Jacopo. “ Gracchiante e saltellante, lo prenderò, e domani lo nasconderò in un cassetto. Che spavento per chi lo troverà!”

Jacopo parte con una lampada a carburo, una bacchetta e un filo per attaccare l’esca: un pezzo di panno di colore rosso. Nasconderà poi il ranocchio in un cassetto per spaventare la nonna o qualche amico.

La nonna, e Jacopo lo sa, non vuole che vada al macero da solo e soprattutto di notte.

Eh, la nonna! Sempre a raccontare di quando si alzava all’alba per andare al macero. Luogo di gran fatica dove i fusti di canapa, alti anche cinque metri, erano immersi sott’acqua grazie a dei grandi sassi che il nonno aveva raccolto lungo il fiume, in montagna.

“Beh, coraggio, si parte!”

Indossati gli stivali, i guanti, il salvagente e il casco, perché si sa che la sicurezza non è mai abbastanza, Jacopo parte per l’avventura.   Eh già, il macero è pericoloso. Ci sono i sassi e l’acqua nasconde tante insidie. Il fondo è pieno di melma e puoi sprofondare come nelle sabbie mobili.

La notte è lunga ed è fatta per dormire. Jacopo si sdraia sulla soffice erbetta con lo sguardo alla luna.

Jacopo prende un sasso. Può un bambino resistere davanti ad un sasso e a uno stagno? No di certo! Ed ecco che butta con tutta la sua forza, un sasso piatto che corre veloce sul pelo dell’acqua e salta una volta, due, tre… e poi affonda liberando un cerchio nell’acqua che si allarga sempre più e poi sparisce.

Improvvisamente avverte un odore forte. Fastidioso. Proprio, proprio…da non poterne più e, mentre si tappa il naso, ecco che uno sfavillio accecante sale dallo stagno e una grande bolla, come fosse di sapone, sale all’altezza dei pioppi. Contiene una ragazza bellissima con i capelli lunghi neri e gli occhi verdi. Bella come piace a Jacopo.

“ Chi sei? “ Chiede Jacopo estasiato.

“Sono una principessa”

“Che fai qua?”

“Sono scappata dal regno delle favole”.

“Perché?”

“Nessuno ama vestirsi a modo. Nessuno mi vuole confezionare un vestito degno della mia bellezza”.

“Io lo farò” dice Jacopo che tra una parola e l’altra rimane a bocca aperta pieno di meraviglia.

“ Se sei in grado di tessermi un vestito bello come io merito, ti sposerò”.

“Perché non ti ho mai visto prima d’ora?”

Dentro questa bolla non posso stare alla luce del giorno. Posso uscire solo quando c’è la luna.

Jacopo si ricorda dei racconti della nonna e delle ragazze che coltivano e tessono la canapa.

Jacopo allora si mette all’opera per soddisfare il desiderio della bella ragazza.

“Luna, la chiamerò Luna” pensa.

Chiama in aiuto le amiche contadine: Matilde, Sara, Erika, Sofia, Elena, ecc... In cambio del loro lavoro, promette anelli, collane e bracciali. Gioielli che avrà in quantità una volta sposo della principessa.

“ Sarò Principe e avrò tutto quello che voglio”.

Il lavoro di coltivazione della canapa inizia nel mese di marzo dopo l’aratura del campo.

La canapa cresce. Cresce, baciata dalla pioggia e accarezzata dal sole. Diventa alta. Alta cinque metri

Ecco che arriva la fine del mese di luglio. La canapa è pronta per essere tagliata. Prima la canapa maschio, poi la canapa femmina. Eh già, anche le piante sono di sesso diverso.

Si taglia, si raccoglie, si stende e d è pronta per essere essiccata al sole in pochi giorni.

Poi inizia un’altra fatica. Deve essere battuta, impilata in grandi coni e poi ancora battuta con mazze di legno. Poi deve essere fasciata, legata.

Ogni notte Luna esce dall’acqua, ben chiusa dentro la bolla, e Jacopo la guarda, sempre più innamorato. .Le amiche contadine, tutti i giorni all’alba sono pronte per il lavoro. Tagliano le cime dei fusti e poi eccola pronta per essere ammollata nell’acqua per iniziare la macerazione.

“Ah, ecco Perché lo stagno si chiama macero!” pensa Jacopo.

Ora è il tempo della gramolatura che serve per staccare il tiglio dalla parte legnosa e poi la

pettinatura per separare tiglio da stoppa. Ora è il turno del gargiolaio che la raffina, della filatrice che la trasforma in gomitoli di filo.

Ora la canapa è pronta per il telaio. Le giovani contadine con cura la tessono nel caldo della casa o della stalla, in mezzo ai loro animali.   Vedere il filo che diventa tessuto è una meraviglia e la fatica dei campi, la febbre che qualche volta sopraggiunge, le cadute in acqua e soprattutto i pizzichi delle zanzare sono solo un ricordo.

Con gioia arriva l’ora della sarta che su indicazione di Jacopo confeziona il vestito per la sua promessa sposa. Per la bella Principessa Luna.

Jacopo non perde tempo e appena fa notte corre da Luna e le porge il vestito. Luna è estasiata.

”Che bello il mio vestito. Ora sì, che sono la principessa non solo più bella, ma anche più elegante del regno. Ora è tempo che io mantenga la promessa. Entra nella mia casa. Sarai principe. Un principe fortunato perché sposi la principessa”.

“ Sìììììì. Luna, arrivo!”

Luna e Jacopo sono ora dentro la bolla. Jacopo sempre più innamorato. Luna che si guarda allo specchio.

“Sono bella. Bella! Diventerò la principessa più famosa del mondo”.

Jacopo a bocca aperta guarda Luna. Luna si guarda allo specchio e lo fa roteare per meglio vedere i fianchi, le spalle, il drappo, il mantello, i pizzi, …

La notte sta per cedere il posto al giorno. Il sole lontano, lontano si stacca dall’orizzonte portando con la sua luce un dolce tepore.

“Luna, Luna, il sole!”.Grida Jacopo.

Luna non sente, ha occhi solo per il suo vestito e orecchi solo per le esclamazioni di autocompiacimento.

“Luna, Luna! “

Con un grande fragore la bolla scoppia. Luna e Jacopo cadono in acqua. Il vestito s’impregna d’acqua e trascina la principessa nel fondo dello stagno. Jacopo cerca di agguantare Luna e nello stesso tempo urla per chiedere aiuto, si dimena per non essere trascinato con lei nel fondo. La battaglia giunge alla fine. La vanitosa principessa sparisce nel fondo con i suoi sogni vani di bellezza.

Le giovani contadine giungono al macero per ricevere il compenso promesso per il loro lungo lavoro. Trovano solo Jacopo piangente al bordo del macero. Anche le contadine piangono perché tutta la loro fatica non porta al meritato compenso.

Richiamata dalle urla arriva la nonna. Jacopo le racconta la sua triste sorte.

La nonna si rivolge alle contadine.

“ Eh, ragazze non avete gioielli, ma avete imparato che dal lavoro dei campi, dalla fatica quotidiana, dall’impegno, possono nascere tante cose utili e belle.

E tu Jacopo, non me la racconti giusta. Dopo tanto dimenarti nell’acqua come mai sei asciutto? Mi sa che tu più che nuotare nel macero hai dormito sull’erba. E Dimmi un po’, l’hai preso il ranocchio? Credi che non ti abbia visto partire con lampada, canna ed esca? Per stavolta chiudo un occhio e ti perdono. Ma la prossima volta …”

 

 

Favola vincitrice del premio Famiglia del concorso per fiabe "Oggi racconti io" 2012, indetto dall'Associazione Culturale Youkali di Bologna

Autori: Adele, Jacopo, Tiberio Artioli e Gloria Pazzaglia. 

Tratta da: Oggi racconto io/8. La fantastoria del popolo migrante, I segreti delle arti e dei mestieri, Marco del Bucchia Editore, Pistoia, 2012 



 

 
 
 
Illustrazioni a cura di Elga Saselle
 
 
 
 
 
 
 

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