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La favola del mortaio

 

C'era una volta un contadino laggiù in un campo che zappava: zappa e zappa e zappa, trovò un bel mortaio.

«Oh», disse, «guarda che bel mortaio che c'è qui. È tutto d'oro. Voglio portarlo al re». Prese il mortaio e andò a casa.Quando arrivò a casa disse a sua figlia: «Guarda che bel mortaio ho trovato».

La figlia lo guardò poi disse: «Ah, il mortaio è bello, però manca il pestello!». Allora l'uomo prese il mortaio e se ne andò.

Giunto dal re, disse: «Sacra Corona, guardate che bel mortaio ho trovato». Il re lo guardò poi disse: «II mortaio è bello ma manca il pestello!». Allora l'uomo disse: «Ma guarda, è la stessa cosa che ha detto mia figlia!». Allora il re vide che nel mortaio c'era una matassina di canapa. Prese questa matassina, la diede all'uomo e gli disse: «Dite a vostra figlia che mi faccia una coppia di lenzuola». «Ma Sacra Corona, come volete che faccia quella ragazza a fare una coppia di lenzuola con questa poca canapa?». «Ah, mi dispiace ma bisogna che mi faccia queste lenzuola!».

L'uomo, tutto mortificato, arrivò a casa dalla figlia e disse: «Ma guarda qui: il re ha detto che tu gli faccia una coppia di lenzuola con questa poca canapa». «Eh, gliela farò». Prese la matassina e cominciò a svolgerla. Una volta aperta, venne fuori uno stelo di canapa. Allora lei prese questo stelo, lo mise in un pezzetta di carta e disse a suo padre: «Prendete. Portatelo al re. Ditegli che se lui riesce a farmi il telaio con questo stelo, io gli faccio le lenzuola con la canapa».

Allora l'uomo prese lo stelo e se ne andò. Quando arrivò dal re, disse: «Sacra Corona, ha detto mia figlia che se voi siete capace di fare il telaio con questo stelo, lei è capace di fare le lenzuola». Il re si mise a ridere e poi disse: «Dite a vostra figlia che venga qui da me né nuda né vestita, né a cavallo né a piedi». «Ma è impossibile, Sacra Corona!».

Piangendo tornò a casa: «Ha detto il re che tu vada da lui né nuda né vestita, né a cavallo né a piedi!». «E voi vi sgomentate tanto? Lasciate fare a me». Allora si svestì e poi si mise una rete da pesca. Poi salì a cavalcioni di una capra, e con i piedi toccava per terra. Quando arrivò dal re disse: «Ecco, Sacra Corona: sono qui». Il re la guardò: «Brava, brava. Adesso scegli la cosa più bella, quella che ti piace di più, e portatela a casa». «Grazie! Però io starei volentieri due o tre giorni a corte». «Rimani pure finché vuoi. Quando sei stanca prendi quello che vuoi e vai a casa».

Ecco che una sera la ragazza andò in cucina e diede ordine ai servi che preparassero un bel pranzo, poi mise l'oppio nel vino, in modo che quando il re cominciò a bere, a mangiare e a bere, le disse: «Sentite com'è buono questo vino!». «Ah, è buono davvero». Verso la fine del pranzo il re cominciò ad addormentarsi e lei lo prese e se lo portò a casa. La mattina il re si svegliò e vide che era in un lettuccio in un casone, buio, con una finestrina piccola. «Oh», disse, «dove sono?». «Ah, siamo qui». «Ma dove?». «Qui vicino a me. A letto con me. Voi avevate detto che mi prendessi quello che mi piaceva di più dal vostro palazzo: a me piacete voi e ho preso voi». E il re: «Ah, sei proprio una ragazza istruita. Sei proprio quella che ci vuole per me». E allora se la sposò. Lei diventò una regina e se la portò a palazzo, e io credo che siano ancora là, lei regina e lui re.

 

 

 

Favola trascritta dalla narrazione di Francesco Amadori, folàio di Lizzano in Belvedere.

Tratto da: “T'à da stare a savére … Vecchie favole del Belvedere”, Gli scritturini del Rigletto n.14, Lizzano in Belvedere 2006.

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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