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Una grana di miglio

C'era una volta un omarino che girava per il mondo portando con sé una grana di miglio.

Una sera, arrivato a casa di un contadino, gli chiese ospitalità per la notte; poi aggiunse: «Però ho con me anche una grana di miglio!». E il contadino gli rispose «Mettila sopra la cre-denzina e domani mattina quando ti alzi la riprendi». L'omino ringraziò e se ne andò a letto. Alla mattina la padrona si svegliò presto e libe­rò le galline; ma, poiché aveva lasciato aperta la porta di casa, il gallo entrò in cucina, salì sulla credenzina e si mangiò la grana di miglio. Quando l'omino ebbe fatto colazione, andò a riprendere la sua grana di miglio; ma, non tro­vandola, chiese alla padrona se ne sapeva qual­cosa. La contadina esclamò: «È entrato il gallo e se l'è mangiata!».

«Oh! Io non voglio sapere niente!» rispose l'omino. «Voglio solo la mia grana di miglio o ilgallo che se Tè mangiata. Fate come vi pare, ma o il gallo o la grana di miglio!».

«La grana di miglio non c'è più! Vi darò il gallo!» acconsentì a malincuore la donna.

L'omino, tutto allegro, prese il galletto e se ne andò pensando: «Avevo una grana di miglio e mi sono ritrovato con un galletto. Lascia pure che brontoli la contadina!».

Gira gira, quando venne sera si fermò da un altro contadino, gli chiese alloggio per la notte e gli domandò dove poteva mettere il gallo.

«Mettetelo pure nel pollaio insieme ai miei polli. Domattina, quando ve ne andrete, lo riprenderete».

Il galletto non si trovò bene con gli altri galli e le altre galline del pollaio e cercò per sé un ango­lo buio vicino al recinto.

Ma poiché c'era un buco, cascò fuori e andò a finire in mezzo ai maiali che se lo mangiarono.

Alla mattina, quando la contadina andò a dar da mangiare ai maiali, vide le penne del galletto e, disperata, disse all'omino: «State buono! Stanotte è successa una disgrazia: c'era un buco nel pollaio e il vostro galletto è cascato nel por­cile dove i maiali se lo sono mangiato».

«Oh!» rispose l'omino. «Non voglio sapere niente, voglio solo il mio galletto!».

«Andate nel pollaio e prendetevi un altro gallo», propose la donna.

«No, no!» esclamò l'omino. «Io rivoglio il mio galletto!».

«Ma come faccio a ridarvi il galletto se l'ha man­giato il maiale?».

«Allora prenderò il maiale».

E così fu.

Mentre l'omino si allontanava, pensava: «Da un galletto ci ho guadagnato un bel maiale». Ed era contento di sé.

Gira gira, quando venne sera arrivò alla casa di un altro contadino a cui chiese alloggio per la notte, e aggiunse: «Però con me ho anche un maiale».

«Mettetelo là nel porcile».

Alla mattina la padrona liberò i maiali e quello dell'omino andò a finire nella stalla dove c'era un bue che gli diede un calcio e lo ammazzò.

Quando l'omino chiese il suo maiale, la contadi­na gli disse: «E successa una disgrazia: il vostro maiale è andato nella stalla dove un bue l'ha ammazzato con un calcio».

«Oh! Non voglio sapere niente», esclamò l'omi­no. «O mi ridate il mio maiale o voglio il bue».

La contadina protestò, cercò di accordarsi, ma alla fine disse: «Prendetevi il mio bue e andate via!».

L'omino se ne andò pensando: «Stavolta ho pro­prio fatto fortuna: al posto del maiale, ho avuto un bue!». Ed era tutto contento.

Gira gira, a sera arrivò a casa di un contadino al quale chiese alloggio aggiungendo: «Però ho anche un bue con me!».

Il contadino rispose: «Mettetelo nella stalla, è vuota!».

L'omino obbedì, poi se ne andò a letto.

Il contadino aveva una figliola che era tanto ammalata.

I suoi genitori vivevano nella miseria e non le compravano mai delle bistecche.

Sentendo dire che nella stalla c'era un bue la figliola pensò: «Adesso mi mangio qualche buona bistecca».

Così di notte andò nella stalla e con un coltello tagliò dalla coscia del bue tante bistecche e le nascose per mangiarle il giorno dopo.

II bue tutta la notte perse sangue e al mattino era morto.

«Non voglio sapere niente delle vostre disgra­zie», rispose l'omino. «Io rivoglio il mio bue, oppu­re mi date la ragazza».

«Il bue ormai è morto, vi daremo la ragazza».

Così l'omino si prese la ragazza, la mise dentro un sacco e se ne tornò in giro. Ma stavolta pensava: «Ho fatto un brutto affare. Da un bue mi è rimasta una ragazza, che cosa me ne faccio, che le devo anche dare da mangiare?».

Alla sera arrivò alla casa di un contadino al quale chiese alloggio. Mise il suo sacco dietro la porta della cucina e se ne andò a letto.

I contadini, quella sera, avevano gente in casa e si fermarono a giocare a carte.

Ad un certo punto uno di loro si accorse che il sacco si muoveva e chiese al contadino: «Ma che cosa avete in quel sacco?».

«Non è il nostro, è di un omino che è venuto a dormire nella stalla qui da noi».

«Quel sacco si muove, forse c'è qualcuno den­tro!».

Si precipitarono ad aprire il sacco e saltò fuori la ragazza che raccontò loro tutta la sua storia.

«Noi abbiamo un cagnaccio» disse il padrone di casa. «Domattina lo mettiamo dentro al sacco al posto tuo e tu resti qui con noi. Vedrai che ti tratteremo bene!».

Alla mattina presto l'omino si alzò, prese il suo

sacco e se ne andò.

Pensava fra sé: «Ho fatto un brutto affare a riprendermi il sacco, perché adesso bisogna che lo apra e dia qualcosa da mangiare alla ragazza, altri­menti muore». Aprì il sacco, ma saltò fuori un gran cagnaccio che gli saltò addosso e gli portò via il naso.

L'omino non sapeva come fare e pregava il cane di restituirgli il suo naso.

Ma il cane si voltò un attimo e gli disse: «E' troppo tardi! Chi si accontenta gode, e chi non si accontenta s-ciòpa!»

 

 

 

Racconto di Ardea Brazzi

Tratto da: "I nonni raccontano". Favole contadine della pianura bolognese, Pendragon, 2004.

Pubblicazione a cura del Comune di Medicina

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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