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La prima permanente

 

Ero una ragazzetta di quasi 17 anni, non avevo ancora molti amici perché ero molto timida.

Avevo un’amica che faceva la contadina come me, andavamo a Messa assieme alla domenica ed io con lei mi trovavo bene.

Delle volte mi diceva, quando arrivavamo in paese vieni anche tu che andiamo a salutare le ragazze, ma io rispondevo che ci andasse lei che le conosceva più di me.

Non volevo essere scortese però non mi azzardavo, quindi le dicevo che l’avrei aspettata in chiesa.

Dopo la Messa facevamo il viaggio di ritorno assieme, era abbastanza lungo.

Un giorno, mentre tornavamo a casa, vidi che la mia amica era un po’ seria, allora le chiesi che cosa avesse.

Iride, iniziò così il suo discorso, ti vorrei dire una cosa ma ho paura che ti faccia dispiacere. Io insistetti: dai dimmela!

Allora lei riprese dicendomi che le nostre amiche parlavano di me.

Risposi: Cosa?

Dicono che assomiglia ad una zingara, perché sei scura di viso e sei magra.

La ringraziai e le dissi di non preoccuparsi, anche se avevo avuto dispiacere di questo commento.

Per me gli zingari erano persone come le altre, mi davano solo la sensazione di sporco, ma io a casa mia potevo lavarmi, il sapone da bucato non mancava mai!

Il sapone lo facevamo noi, la saponetta invece era solo un sogno!!

Il sapone andava benissimo, facevamo il bagno, se così si può dire… dentro ad una bacinella di zinco con acqua calda, che scaldavamo sopra alla fiamma che ardeva nel camino. Riempivamo una calderina (paiolo) d’acqua e quando era bella calda l’allungavamo con acqua fredda e giù, una bella saponata.

Ci sentivamo belli puliti anche se non profumati!!

Pensa e ripensa alla mia situazione decisi di darmi una mossa.

Avevo visto che le ragazze del paese erano tutte ricciolute, e pensai per prima cosa che mia mamma, anche se faceva del suo meglio, non mi avrebbe più messo le forbici in testa per tagliarmi i capelli!..

A proposito la mia amica mi aveva riferito che le altre ragazze dicevano che mia mamma mi tagliava i capelli mettendomi una tazza in testa !!

Così avevo un taglio bello tondo!!

Che vergogna!!

Pensai: i soldi io li avevo, li avevo guadagnati facendo i lavori presso una famiglia a Bologna, c’ero stata due mesi, avevo comperato un paio di scarpe e me ne erano rimasti un po’. Quei soldi, mia mamma me li aveva lasciati!

Era arrivato il suo momento!

C’erano due problemi però, bisognava andare a Montese e c’erano parecchi chilometri da percorrere, ma quello non mi spaventava. Il secondo era un po’ più complicato, era chiedere il permesso a mia madre.

Il permesso mi fu accordato con tutte le raccomandazioni del caso, tipo: Non ascoltare nessuno, - insomma, stai attenta.

Allora al mattino, prima di tutto, presi il mio gruzzoletto e lo misi in una borsina che mi aveva regalato mia sorella, poi presi tante altre cosine che mi servivano e partii!

Finalmente vidi davanti a me Montese, io lo conoscevo abbastanza bene perché sono nata da quelle parti, precisamente a Castelluccio..

Chiesi ad una Vigile dove era il negozio di parrucchiera e me lo indicò.

Quando entrai nel negozio mi venne incontro una ragazza che mi chiese cosa dovevo fare. Io le dissi che avrei voluto fare i capelli ricci e che mi affidavo a lei essendo la prima volta che andavo dal parrucchiere.

Lei mi consigliò di fare la permanente.

Mi misi seduta, anche perché ero molto stanca. Mi fece vedere uno strano attrezzo composto da una colonnina dalla quale pendevano una serie di fili, la ragazza mi spiegò che i fili sarebbero stati attaccati ai bigodini che mi avrebbero messo in testa.

Questo strumento sarebbe poi stato messo in funzione e la corrente elettrica sarebbe arrivata ai bigodini.

Spero di essermi spiegata bene, in pratica sembrava una sedia elettrica, in quel momento pensai che se non fossi saltata in aria quella volta sarei stata proprio fortunata!

Ma ormai mi ero affidata a lei!!

Sapete cosa vi dico? Saltò fuori proprio una bella cosa!... Non sembravo più la zingarella del paese. Quei capelli ricci mi incorniciavano il viso e sul mio viso c’era qualche cosa di cambiato, ero quasi carina!

 

 

Racconto di Iride Bernabei, Centro integrato anziani di Granarolo dell’Emilia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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