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In viaggio in "mensa"

Mi chiamo Angela ed ho 80 anni. Sapete, vengo da una famiglia che ha sempre dovuto lavorare tanto per mantenersi. I miei genitori erano contadini e quando mi sono sposata ho continuato a lavorare come contadina. Quante tribolazioni per tirare avanti, da quando sono nata. La mia vita è stata segnata da tanto lavoro, sempre. Non mi sono mai potuta permettere una distrazione, un cinema, una festa. Dovevo pensare, prima, ai miei genitori e ai miei sei fratelli e poi alla mia famiglia. Vorrei raccontarvi però di alcuni viaggi che feci all’età di 10 anni. E’ il mio modo per farvi capire un pò com’era la vita, per fortuna non di tutti, ma di tante persone a quell’epoca.

Allora abitavo a Fratta Polesine in provincia di Rovigo in campagna. La nostra era l’ultima casa del paese. La terra che lavoravamo non era nostra. Noi eravamo terziari e, quindi, eravamo “sotto padrone” ed avevamo giusto quel che ci bastava per vivere. Anche i ragazzini della mia età aiutavano già nei campi i propri genitori. Ricordo che i miei “viaggi” , chiamiamoli così, iniziarono nel’ 50. Quell’anno il Po “ruppe” a Ferrara.
Quel fiume allora faceva tanti guai. Gli argini non erano sicuri come ora, e pensate che potenza ebbe l’acqua! Arrivò fino ai nostri campi ed era altra circa quattro metri, allagò tutto e, chiaramente anche tutta la nostra casa. Si vedeva a malapena il tetto!
Fummo costretti praticamente a scappare in gran fretta, lasciando tutto così com’era, abbandonato, e con l’impossibilità di salvare qualcosa!
Ricordo che mio padre sperò che alcuni suoi parenti che abitavano a Villanova di Ghebbo, sempre in provincia di Rovigo, ci potessero ospitare per un pò, fino a quando tutto si poteva risistemare. Ci trasferimmo immediatamente muovendoci su una barchetta di fortuna, fino a quando trovammo la strada libera dall’acqua. Non portammo nulla con noi, come facevamo? Era tutto sommerso. I parenti che ci ospitarono, abitavano in una casa che era piccola davvero e loro avevano tanti figli. Noi dormimmo tutti per terra per tre o quattro mesi. Nonostante questo, eravamo contenti perché avevamo un tetto sulla testa! Aspettavamo con ansia che l’acqua si ritirasse e che la nostra casa e i campi si asciugassero. I miei genitori poi, non volevano pesare molto sui loro parenti, che, come noi, erano contadini. Ricordo che erano molto preoccupati di tornare e, a ragione. Non potevamo sapere se la casa aveva subito dei danni e quante cose erano state distrutte o perse. Eravamo già poveri ora, e quello che ci aspettava era sapere che dovevamo ricominciare tutto da capo. Le nostre poche mucche erano morte, così come le galline e conigli. Ogni tanto il babbo mi diceva: “Vieni con me, andiamo a vedere la nostra casa se è abitabile”.
Sapete come facevamo il viaggio? Trasportavamo fino al punto dove era allagato una “mesa” cioè la spartura. Lassù non c’erano barche. Così aprivamo uno sportello ed entravamo dentro la mesa e con un tronco navigavamo fino al nostro paese.
Quante volte l’abbiamo fatto! Fino al benedetto giorno che finalmente siamo potuti tornare a casa.
Ecco signori, questi sono i viaggi che io ricordo, anche se ero una bambinetta.
Come potrei scordarmene!

 

 

Racconto di Angela Pezzuolo
Casa protetta di Granarolo dell’Emilia

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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