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Un tempo

Ritratto di Elda Musiani
Ritratto di Elda Musiani

Quando ero giovane, non pensavo alla vecchiaia, o terza età.

Guardavo i miei genitori, ed erano genitori generanti, guardavo i miei nonni ed erano l'autorità, la conduzione di una famiglia complessa.

A quell'epoca si faceva festa nelle grandi logge delle case di campagna. Alcune persone suonavano la fisarmonica, altri la pianola e il clarinetto.

Si ballava, si rideva, ci ritrovavamo in quei pochi svaghi, ma ci divertivamo anche nelle ristrettezze, abbandonando per una manciata di ore il peso del lavoro, i dissapori dovuti agli intrecci generazionali delle grandi famiglie.

Il ballo resta sempre una buona melodia e spesso alle feste dell'Unità ancora qualche recidivo ha mantenuto il ritmo e "lo smalto" perfezionati ai ritrovi dei centri sociali. Il passo a volte crocchia, un ginocchio cede, o si sottrae al comando,i capelli sono caduti e il respiro si affanna.

Noi, che eravamo un gruppo di amiche e che, dopo il matrimonio, negli anni cinquanta, siamo rimaste a Granarolo, adesso ci vediamo al mercato settimanale, alla coop o alle feste del paese o all'ufficio postale per la pensione. Ci raccontiamo dei malanni, dei figli adulti e delle poche speranze che intravediamo nel futuro.

In passato, poco avevamo, ora meno ci resta.

Ci confrontiamo, ma è più un dirci o metterei a conoscenza di una e dell'altra. E' comune a tutte la caduta delle forze fisiche, le debolezze che aumentano, e forse qualche fragilità.

L'umore diventa più sensibile e poi avanzano gli interrogativi che ci catapultano in una incertezza e in una incomprensione.

Quante cose sono uscite dalla nostra epoca. Ci resta il risultato degli anni di lavoro: la casa.
Ci resta da preservare la salute e gli appuntamenti dal medico di base che si infittiscono.

O resta da sostenere una serenità che si fa sempre più effimera e di difficile tenuta e presa.

Forse, ci basterebbe sapere che esiste ancora un poco di altruismo, di presenza di essere umani, di essere persone. Mancano tanto la fiducia, il buon senso.

Noi anziani non vogliamo sentirci inutili, vuoti, scartati. Compiamo i gesti quotidiani delle faccende casalinghe, aiutiamo anche i figli. Da giovani abbiamo lavorato anche il sabato e la domenica. Mai abbiamo parlato di week end,di settimana bianca. Ora possiam solo parlare delle nostre stagioni bianche.

E spesso ci scappa di dire: "l giovani ora hanno tutto, e disprezzano tutto quel che hanno". Ci dispiace ripeterlo,ma è così, se lo raffrontiamo con la nostra gioventù degli anni cinquanta.

Ora dovremmo pareggiare le nostre poche vecchie lire, che manco hanno più corso, con i loro tanti euro.

 

 

Racconto di Elda Musiani di Granarolo dell'Emilia.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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